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Reso popolare dall’economista indiano C.K. Prahalad, uno dei paradigmi più influenti dello Sviluppo del nuovo millennio è il modello della ‘base della piramide’, riassunto dall’eloquente motto “eradicating poverty through profits”. Secondo questa teoria economica, la povertà può essere sconfitta attraverso la creazione di prodotti destinati alla cosiddetta ‘base della piramide’, lo strato più marginale e svantaggiato della popolazione globale. In altre parole, la ricerca di una soluzione di mercato alla marginalità si traduce nella possibilità di trasformare i più poveri in nuovi imprenditori e nuovi consumatori di merci e servizi fino ad ora esclusi dai circuiti del capitalismo globale. Questo seminario si interroga sul rapporto tra questo nuovo modello di sviluppo economico e ambiente costruito a Cape Town, la capitale legislativa e seconda città del Sudafrica. Qui, come in altre città del Sud del mondo, tali teorie si fanno esperimenti materiali, attraverso una serie di progetti che coinvolgono imprenditori informali, aziende private, promotori immobiliari, architetti, economisti, ONG, capitali filantropici e agenzie statali. Il caso studio di questo seminario e’ proprio uno di questi esperimenti: un complesso edilizio del quale traccio la produzione architettonica, organizzativa e pedagogica, in uno dei quartieri più poveri di Cape Town. La mia tesi è che questa architettura, un cementificio dismesso e trasformato in un hub imprenditoriale, incarni la ricerca di nuove frontiere del capitale alla ‘base della piramide’, ma che, a uno sguardo più’ attento, essa manifesti un più ampio spettro di sentimenti economici e politici, compresa la ricerca di giustizia spaziale tra le eredità urbane dell’apartheid e del colonialismo.
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